La tecnologia ha cambiato il mondo della musica?

Has technology changed the music industry? Yes, so let’s discover why and what is the news in this field.

Quanto ha cambiato la tecnologia il mondo della musica? Certo, innanzitutto nell’ascolto, se consideriamo quanto lo streaming abbia modificato le nostre abitudini. Dall’avvento dell’iPod e, quindi, di iTunes, il “possesso” fisico di dischi e cd ha lasciato il posto al concetto di musica da prendere in prestito e portare in giro in qualsiasi parte del mondo.

Basta avere una connessione e un abbonamento. E se ci pensiamo bene questa rivoluzione ha toccato anche gli artisti, che prima facevano unico reddito con la vendita di prodotti fisici e oggi devono il loro successo, appunto, all’ascolto digitale. Ma soprattutto a concerti e eventi promozionali.

Questo stravolgimento del nuovo Millennio ha colpito anche una delle istituzioni più sacre, almeno in Italia, riguardo al settore musicale. Ovvero quello dei diritti d’autore. A Roma, presso il Binario F, è stato presentato il libro “La musica è cambiata”, scritto da Davide d’Atri, cioè l’amministratore delegato di Soundreef. E la presenza del Ministro dell’Innovazione Paola Pisani e di Fedez non era certamente un caso. Soundreef è nata nel 2011 a Londra con l’obiettivo di fornire ad autori ed editori un sistema alternativo, trasparente e tracciabile, per rendicontare in modo 100% analitico l’utilizzazione delle opere musicali. E grazie alla tecnologia sviluppata nel giro di pochi anni ha ottenuto la fiducia di oltre 37.000 autori nel mondo, di cui 20.000 in Italia. Raccogliendo investitori italiani per oltre 13 milioni di euro.

Nel nostro Paese, come spesso accade quando si va a scalfire un antico regime di monopolio, la nuova digitalizzazione della musica si è scontrata contro la resistenza opposta dalla Siae. Ma una lettera del giugno 2016 firmata dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha mosso le acque, costringendo il Governo a trovare una legislazione adatta ai tempi e ad aprire alla concorrenza anche nel campo dei diritti d’autore. Un’anomalia, tra l’altro, tutta italiana.

Così l’ingresso della tecnologia in un settore, fino a quel punto, molto conservativo, ha creato nuovi mezzi per certificare le attività artistiche. Si tratta di elaborare dati per le attività in-store, ovvero quando la musica viene riprodotta come tappeto sonoro all’interno di negozi, attività commerciali o di ristorazione in tutto il mondo (in questo caso gli artisti hanno la possibilità di verificarne la collocazione geografica), oppure per le manifestazioni live, nelle quali la compilazione del borderò digitale e il pagamento diretto viene fatto dall’organizzazione del concerto online e senza alcun tipo di intermediario. In più Soundreef ha attivato diverse partnership per integrare servizi di tutela dal plagio negli strumenti per la gestione delle royalty.

Insomma: con strumenti più moderni gli artisti hanno la possibilità immediata di verificare i loro diritti e i loro proventi, ed è per questo che molti di loro hanno scelto una nuova strada. Questo non toglie che anche la Siae abbia la capacità di garantire la tutela musicale, forte di una grande esperienza in materia. Ma di certo la concorrenza garantita da nuove piattaforme tecnologiche, ha avuto il merito di abbassare i costi e di produrre nuove idee in materia. Insomma, appunto, di cambiare la musica.