Apple Store e Google Play Store: le loro diverse (ma simili) crescite sul mercato
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Da quando sono arrivati gli smartphone, le app sono diventate un fenomeno di massa: i dispositivi iOS e i dispositivi Android hanno aperto degli store digitali per permettere il download di app sempre più diverse fra loro. Da un lato, abbiamo l’App Store che può vantare circa 2 milioni di app; dall’altro, il Google Play Store che ha quasi 3 milioni di app disponibili.
Cifre da capogiro, ma tutto sommato normali, considerato che il mercato mobile è quello più grande al mondo. Infatti, viene stimato che ci siano più di 6 miliardi di smartphone in tutto il mondo: un numero destinato a crescere e toccare quota 7,5 miliardi entro il 2026. Ecco spiegato perché sempre più sviluppatori e aziende decidono di sviluppare app per smartphone.
Gli inizi del Google Play Store e dell’App Store
Può sembrare un paradosso, ma inizialmente, nessuno dei due store oggi più blasonati esisteva sugli smartphone Android e iOS. Infatti, l’App Store non era presente al lancio dell’iPhone nel 2007: per la precisione, non era nemmeno nei piani iniziali dell’azienda di Cupertino quello di avere un App Store per tutte le applicazioni dell’iPhone.
Lo stesso Jobs affermava che gli sviluppatori avrebbero potuto creare le loro app lato web, che poi sarebbero state utilizzate dagli smartphone di casa Apple. Ovviamente avvenne un cambio di rotta e un anno dopo, durante il 2008, Apple decise di lanciare l’App Store (che alle origini contava solamente 500 applicazioni).
Ma anche il Google Play Store inizialmente non era presente sui dispositivi Android: prima esistevano tre store diversi, ovvero l’Android Market per le app, Google Music per la musica e Google eBookstore per i libri. Il primo store ad essere stato lanciato fu l’Android Market nel 2008, mentre Google eBookstore arrivò nel 2010 e Google Music nell’anno successivo, il 2011. Solo nel 2012 l’Android Market fu cambiato con il Google Play Store, dove si potevano trovare tutti i servizi e le app per i telefoni Android.
L’evoluzione degli store digitali
Con il passare del tempo, le connessioni internet diventavano sempre più accessibili: arrivò prima il 3G, poi il 4G LTE e adesso la connessione 5G. Gli smartphone prendevano sempre più piede e soprattutto, costavano sempre di meno. Ciò si traduce in un forte aumento degli utenti su entrambi gli store, App Store e Google Play Store.
Ecco perché entrambi gli store hanno dovuto adattarsi di anno in anno: per esempio, l’App Store introdusse uno store dedicato agli iPad, così come il Mac Store per i dispositivi fissi di Apple (e pure uno store più piccolo dedicato all’Apple Watch, lo smartwatch di Cupertino). Oggi invece, grazie ai chip M1 della Apple, le app dei dispositivi mobile possono essere usate anche sui dispositivi fissi. Nel corso del 2017 avvenne poi un vero e proprio rebranding dello store, trasformandolo nell’App Store che oggi tutti noi conosciamo e usiamo quotidianamente.
Per quanto riguarda invece il Google Play Store, il rebranding avvenne molto prima, ovvero nel 2014, e ci fu un altro rebranding più piccolo l’anno successivo, nel 2015 (per migliorare l’esperienza di utilizzo da parte degli utenti). Oggi il Play Store è anche diviso in sezioni diverse tra loro: esiste Play Books, Play Games, Play Music, Play Movies e PlayNews.
Recentemente poi c’è stata una grossa svolta sulla privacy da Apple: da iOS 14.5 in avanti, il focus è stato spostato sulla protezione della privacy degli utenti. L’App Store permette ora agli utenti di conoscere i metodi di tracciamento delle app, così come gli sviluppatori devono dichiarare che tipo di dati raccolgono, quali permessi richiedono e anche con chi condividono tali dati.
E non solo, perché gli utenti Apple possono pure negare alle app di tracciarli tramite un ID pubblicitario. Ma pure Google non è rimasta a guardare: a partire dal 2022, anche il Google Play Store introdurrà le stesse protezioni a livello privacy, così che anche gli utenti Android possano finalmente avere controllo sui propri dati.