Videogame: da mezzo ludico a spinta di pensiero

What are videogames nowadays? Just a funny entertainment? Or something more? 

I videogame negli ultimi anni si sono molto evoluti. Da mero divertimento sono diventati un vero e proprio eSport ma non solo. Per alcuni i videogiochi sono diventati dei veri compagni e amici, o addirittura dei mezzi che spingono a pensare alla propria vita, alle cose che accadono nel mondo e arrivano, in alcuni limitatissimi casi, a far prendere delle decisioni più o meno errate.

Ad ogni evento violento che accade nel mondo dei giovani viene spesso associato un ruolo fondamentale dei videogiochi. Ma è vero questo? Dal nostro punto di vista questo ragionamento di base è sbagliato, perché un videogame per quanto possa essere potente nel suo messaggio, non potrà mai insegnare a qualcuno a sparare. Ne gli consentirà di acquisire il coraggio per uccidere delle persone. Ricordiamo con orrore le stragi nelle scuole americane, ad esempio. All’epoca ad ogni killer venne linkato un videogame, fra i quali l’immancabile Call Of Duty, padre di tutti i mali del mondo, secondo alcuni santoni dei giornali americani. E ricordiamo quasi con orrore il video postato dalla Casa Bianca su Youtube dove si mostravano a bella posta tutte le scene più violente dei videogiochi per far capire al mondo la loro pericolosità. Come se ammazzare un demone in Doom possa portare qualcuno alla pazzia.

Ma che i giochi possano portare comunque a fare dei ragionamenti curati e mirati non è cosa nuova e sconosciuta. Prendiamo ad esempio un editoriale del sito NerdWorld dove viene raccontata l’idea di come il sito sia nato e come tutto sia stato scatenato dal gioco Red Dead Redemption 2. L’autore dell’articolo ci racconta come alcuni episodi legati al videogame, sia nella sua distribuzione che nella sua prova quando poi è riuscito ad ottenerlo, lo abbiamo spinto molto spesso a pensare al suo ruolo in una redazione dove li era facile ricevere i giochi, ma dove non poteva essere libero di decidere e di sbagliare. In questo articolo inoltre, l’autore riesce benissimo a raccontare come vivendo alcune situazioni in game si sia lasciato trasportare a pensare alla sua vita mentre percorreva i campi sterminati del gioco.

Quindi i giochi fanno bene o male? Dal nostro punto di vista non c’è una vera risposta. Come ogni mezzo mediatico e ogni gioco, i videogame hanno una età minima per l’utilizzo ed essa viene applicata sulla scatola da tutte le aziende. Ed anche se molti di noi hanno giocato a giochi violenti “quando non ne avevano l’età” è anche vero che le nostre menti nel tempo si sono rivelate forti e non si sono fatte influenzare dalla violenza presente nel gioco stesso. Quindi in primis tocca ai genitori controllare cosa acquistano per i propri figli. Se un bambino di 12 anni piagnucola perché vuole giocare a GTA V perché lo ha sentito fare al suo amichetto di banco, non significa che il genitore debba comprarglielo, anzi. Certo, si potrebbe ricorrere alla censura e trasformare un prodotto adatto ai maggiorenni in un prodotto adatto a bambini, ma questo potrebbe portare ad alcuni scempi narrativi che già si sono visti nel mondo degli anime (o cartoni animati che dir si voglia). E questo, se possibile, è da evitare assolutamente per il rispetto che si deve portare verso gli autori del prodotto e la loro idea basilare.

Ma quindi i bambini ed i ragazzini non possono giocare ai videogame? Certo che possono, ma ci sono centinaia di titoli adatti a loro e avvincenti come e quanto un CoD qualsiasi. Un Super Mario Odissey o un gioco qualsiasi della saga di Zelda ad esempio hanno delle punte narrative e di gameplay davvero stupefacenti e come contenuti sono adatti a tutti.