GDO e spesa online, come farsi trovare pronti

Let’s discover how the virus emergency changed our relationship with shopping online, especially regarding food and home deliveries. 

Vi ricordate i dati dello scorso anno dell’Osservatorio eCommerce B2B? L’e-commerce dei generi alimentari copriva il 5% dell’intera domanda e-commerce italiana. E adesso?

A causa dell’attuale emergenza sanitaria, milioni di persone hanno dovuto consumare i pasti esclusivamente a casa e, per evitare pericolosi tragitti casa-supermercato e i conseguenti assembramenti, hanno cominciato a guardare con favore soluzioni di approvvigionamento via web.

Una ricerca realizzata da SpesaRossa.it ha evidenziato rialzi percentuali a 3 e 4 cifre, sia in termini di traffico sia in termini di crescita. Troviamo nella lista sia supermercati tradizionali che hanno colto l’importanza del web (pensiamo a Carrefour, Esselunga, Coop) sia DotCom come Supermercato24 specializzate nella spesa a domicilio. Ma anche nuovi player come Macai, il primo supermercato italiano interamente digitale.

Tra le modalità troviamo l’home delivery (la consegna a domicilio), quella preferita in assoluto dai consumatori, ma anche l’opzione click&collect (acquisto online con ritiro in negozio), che velocizza le file nello store e ha il vantaggio per il player di contenere i costi operativi legati al trasporto.

Diversi consumatori si sono approcciati per la prima volta alla spesa online e questo “boom” ha fatto sì che gli stessi operatori fossero impreparati a sostenere una domanda esplosa da un momento all’altro, con difficoltà sia in termini di infrastrutture di rete sia in termini di logistica. Siti lenti e poco reattivi e consegne possibili solo dopo diversi giorni, per dirne alcune.

Ma cosa possono fare i player del settore per affrontare meglio la situazione e sfruttare il picco del momento per accelerare la propria digitalizzazione?


1) bisogna mettere il consumatore nelle condizioni di scegliere consapevolmente

In un supermercato fisico il consumatore, prima di acquistare un prodotto, si studia il packaging cercando di reperire le informazioni che gli servono. Nel processo di valutazione possono essere presi in considerazione aspetti come l’origine delle materie prime, la conferma della sostenibilità dei processi di produzione e distribuzione, l’adozione di pratiche rispettose dell’ambiente. 


Ma pure elementi in relazione con allergie o intolleranze: devono essere presenti, anche per legge (vedi il regolamento europeo EU1169/11) le informazioni nutrizionali dei vari prodotti e tutti i dati relativi agli allergeni. Non devono mancare poi elementi multimediali che lo descrivono, per dare un’idea chiara al consumatore di quello che comprerà.

Di solito negli e-commerce di generi alimentari le schede prodotto sono standardizzate e poco complete. Sarebbe bene arricchirle con quelle informazioni affidabili che solo il fornitore, il food brand per l’appunto, può garantire perché fonte primaria.

2) bisogna facilitare la condivisione di informazioni tra food brand e retailer

Distribuire i dati lungo tutta la filiera, dal produttore ai distributori che detengono le reti fisiche di negozi e supermercati, passando per tutti i canali di vendita (siti e-commerce compresi), non è facile.

Si creano invii multipli, ridondanze, informazioni duplicate, non aggiornate o incomplete. Per questo i player del settore devono studiare una soluzione che parta dall’utilizzo di un unico archivio condiviso in cui si può trovare una “vista unica” di ogni prodotto e da cui gestire e distribuire dati e asset su tutti i canali in modo strutturato e controllato.

Un esempio è Condivido, la piattaforma DAM (Digital Asset Management) che GS1 Italy ha sviluppato con THRON. Si tratta di un unico hub di contenuti classificati e organizzati con il supporto dell’Intelligenza Artificiale, all’interno del quale il produttore può gestirli e distribuirli ai canali e ai partner commerciali in modo controllato.

3) bisogna verificare la potenza e l’affidabilità della propria infrastruttura

È inutile allestire vetrine virtuali “perfette” se poi abbiamo server sovraccarichi e il sito crasha. Per questo una buona soluzione potrebbe essere appoggiare i propri siti e-commerce a software con architetture cloud che hanno l’importante vantaggio di essere scalabili.

Cosa vuol dire? Queste infrastrutture virtuali, rispetto a quelle tradizionali installate fisicamente sui server aziendali, riescono a modificare le risorse in base all’effettiva domanda. Se cresce la quantità di traffico dovuto al numero maggiore di utenti che vogliono fare la spesa online, l’infrastruttura da sola è in grado di aggiungere risorse in automatico (e di toglierle, non appena cala il picco), evitando il collasso dei server. Questo porta ad offrire un’esperienza utente sempre ottimale.

In conclusione, possiamo affermare che, con poche semplici innovazioni da parte dei player coinvolti, la spesa online può diventare veramente una comodità irrinunciabile per gli italiani, con ricadute positive in termini di fatturato!